Il Tirreno 31 marzo 2011
Scintille a destra e a sinistra. Nel Pdl lascia Isolani. Pd e Rc: sindaco a casa
FRANCESCA SUGGI
VOLTERRA. Senza il suo voto non sarebbe più sindaco, Marco Buselli. Sul bilancio salva le poltrone della maggioranza Antonella Bassini, o meglio sembra proprio che dipenda dalla capogruppo di opposizione del Popolo per Volterra – almeno sulla carta – il futuro della città. Consiglio comunale canta. Lo psuedo-sodalizio della Lista Civica con la simpatizzante della Destra di Storace fa da detonatore: la bomba politica esplode e da ogni parte, sul Colle, saltano pezzi. Con persone che si autosospendono dal direttivo Pdl, come Furio Isolani. Con gruppi politici che prendono le distanze, da ogni parte e con tanti cittadini che nel 2009 avevano sostenuto “la novità Buselli” – una lista apartitica e apolitica era lo slogan-cavallo di battaglia di Uniti per Volterra – con tutta una maggioranza che adesso non c’è più, e che si connota precisamente al centro-destra.
Sindaco vai a casa. Tutta la compagine di centro sinistra esce compatta contro «una maggioranza allo sbando, aggrappata al ricatto numerico della consigliera della destra. Una maggioranza che è una piccola minoranza nella nostra città, e che per questo si vergogna e non si presenta in pubblico». Parole grosse da parte del Partito Democratico, insieme a Rifondazione, Sel e Italia dei Valori.
«Il sindaco ha mostrato alla città il suo fallimento, prima come programmazione economica e politica, poi come flop in tutte le cose non fatte ed in fine come fallimento numerico, in sede di consiglio comunale ed in città. Per questi motivi non hanno condiviso niente, anzi sono costretti a cambiare addirittura la volontà degli elettori, cambiando la maggioranza. Volterra per la prima volta dal dopoguerra, e senza rispettare il mandato elettorale è da oggi governata dalla destra. Il sindaco ne deve prendere atto e si deve dimettere».
Ci dissociamo dalla Bassini. E’ il presidente della Destra volterrana Bruno Raspi, nonché tra i fondatori della lista Il Popolo per Volterra a prendere le distanze. «Il popolo per Volterra nacque nel 2009 (in mancanza del Pdl) come movimento politico alternativo alla sinistra e l’ho sottolineato con forza, in antitesi profonda alla lista del sindaco Uniti per Volterra; perciò la decisione di Bassini, eletta nella nostra lista, di salvare la giunta è una scelta personale presa contro la nostra volontà e in contrasto palese con quella che era stata la nostra campagna elettorale. Da tempo fondatori e presentatori del “Popolo per Volterra, alias “Destra Volterrana” si sono dissociati dall’operato di Bassini che in consglio comunale rappresenta ormai, da più di un anno solo le sue idee».
Isolani lascia il Pdl. L’analisi che porta Furio Isolani alla decisione di autosospendersi parte dal panorama nazionale, per finire in quello locale. «Stiamo assistendo al fallimento politico del Pdl, perché non è più in grado di interpretare il sentimento degli italiani. Forza Italia nacque con tanti buoni propositi, ma purtroppo si è riempita di democristiani». E gira gli occhi su Volterra: «Questa mala erba democristiana ha impestato anche il Pdl di Volterra, e, cosa più grave, sono proprio gli ex democristiani all’interno del Pdl-Volterra che premono con più insistenza per appoggiare l’armata brancaleone Buselli-Bassini. Queste manovre neodemocristiane mi fanno venire il voltastomaco perchè non sono fatte per interessi di partito ma per altri interessi. Francamente, se a Volterra gli ex-dc presenti nel direttivo del Pdl, grazie all’appoggio di una parte del Pdl di Pisa, vogliono riunirsi alla giunta neodemocristiana di Buselli e di Moschi, facciano pure. Ma lo faranno senza di me. Io mi autosospendo dal direttivo del Pdl-Volterra, perché non voglio essere neppure accostato a questi incompetenti al potere, meglio conosciuti come “Uniti per Volterra”. Le persone più serie della lista civica, come Fabio Berrnardini, sono uscite dalla maggioranza perchè la lista civica ormai si era trasformata da un interessante progetto politico trasversale a un gruppo di vecchi arnesi degni della prima repubblica».