Ho ricevuto un messaggio mail dal prof. Furlanis e, siccome contiene considerazioni di carattere culturale e politico importanti, ho deciso di pubblicarlo. Sono proprio contento che il prof. Giuseppe Furlanis, ex assessore alla cultura, abbia scritto questo messaggio indirizzato, oltre che a me, anche al Sindaco Marco Buselli e agli altri capigruppo consiliari di Volterra. Durante la seduta del Consiglio Comunale, a chiusura della discussione sull’argomento Unione dei Comuni, quando il Sindaco ha fatto quell’affermazione sul manicomio, io gli ho chiesto di ripetere la frase in modo chiaro e gli promesso che avrei mandato il verbale del consiglio al Corriere della Sera, per denunciare la gravità della regressione culturale dell’amministrazione comunale di Volterra.
Ecco la mail del professore:
“Volterra starà a guardare, non farà la prima della classe come ha fatto chiudendo il manicomio e perdendo 1200 posti di lavoro!” (Marco Buselli 31/8/2011)
A volte, casualmente, leggo sulla stampa, o in “rete”, alcune affermazioni del sindaco Buselli che mi confermano quanto fosse giusta la decisione di lasciare l’incarico di Assessore alla cultura. Incarico che mi ha affidato lo stesso Buselli e che ho lasciato con dispiacere per l’affetto che ho per Volterra e per la vivacità culturale che ho trovato in questa cittadina nonostante il suo isolamento geografico. Ormai lontano da due anni dalla vita politica della città, ho sempre evitato di fare commenti, sebbene mi senta spesso coinvolto. Ma quanto detto da Buselli, in occasione del Consiglio Comunale del 31 Agosto, mi sembra troppo grave per non esprimere alcun commento. Spero che sia stata una uscita infelice, fatta senza riflette sulle parole dette, e non sia invece una frase meditata per raccogliere quel consenso populista, caratterizzato da una crescente grettezza dei sentimenti, che sembra dilagare nel nostro paese e che ci avvia verso un declino culturale ben più grave e pericoloso di quel declino economico che con fatica cerchiamo di evitare. Probabilmente tendo ad accentuare la gravità dell’affermazione di Buselli perché avendo operato come volontario nei manicomi, prima della loro chiusura, ho provato l’angoscia di quelle vite, marginalizzate, segregate in vere prigioni. Una psichiatria “istituzionale” che trattava i malati come criminali, anzi peggio di feroci criminali. Per questo mi sono impegnato per la chiusura dei manicomi, sebbene fossi consapevole come questa scelta – come dice Buselli- avrebbe comportato anche la perdita di posti di lavoro. So bene quanto questa scelta abbia inciso anche sull’economia di Volterra, dove molti artigiani svolgevano la doppia attività, alternando le ore della loro giornata tra ospedale psichiatrico e bottega. Ma nessun posto di lavoro può giustificare un vita marginalizzata e maltrattata. La chiusura dei manicomi, nonostante i sacrifici che ha comportato, è stata una scelta di civiltà che deve essere difesa. Ci sono valori che non hanno prezzo!! Spero che anche Buselli ci ripensi!!
Cari saluti
Giuseppe Furlanis