Ricevo questo articolo da Fabrizio Longarini e volentieri lo pubblico.
I cartelloni, dallo sfondo nero, a fianco della via, dicono NOI RICORDIAMO. Sì, ricordiamo, dobbiamo ricordare le donne, i vecchi, i bambini, i giovani, i fascisti, gli antifascisti, in gran parte italiani, strappati dai partigiani di Tito dai loro paesi, dalle loro case, torturati e uccisi nelle carceri e nelle miniere o gettati, spesso vivi, nelle spaccature dei terreni carsici, foibe, morti di stenti o liquidati in campi di concentramento (un solo nome Borovnica) in quei terribili mesi della primavera-estate del 1945.
Dobbiamo ricordare gli italiani di lingua slovena e croata perseguitati dal fascismo, costretti a dimenticare la propria lingua, la propria identità, a chiudere le proprie scuole e i circoli culturali, a pregare in una lingua non propria, a veder bruciare la casa della propria cultura in una scellerata bonifica etnica. Essi ora vivono nelle pagine sofferte, intense di Boris Pahor, scrittore italiano di lingua slovena di libri conosciuti e ammirati da decenni in tutta Europa, tradotti in italiano da pochi anni.
Dobbiamo ricordare la terribile occupazione da parte dell’Italia fascista della Slovenia, delle coste dalmate, il clima di terrore, di odio e di violenza, le rappresaglie contro le popolazioni, gli eccidi di civili . E poi i campi di concentramento per gli “slavi”, termine dispregiativo nell’Italia fascista per indicare sia gli Jugoslavi dei territori conquistati sia le minoranze slovene e croate italiane della Venezia Giulia. Campi di concentramento in territorio italiano (uno per tutti quello di Gonars) e in territorio sloveno come il famigerato lager dell’isola di Arbe nel golfo del Quarnero. Nell’isola di Arbe furono trasportati a partire dal 28 luglio 1942 circa 10.000 civili sloveni, croati, ebrei, compresi donne, bambini,anziani. Non si sa con certezza in quanti nella sola isola siano morti ( forse 4500), la maggior parte di fame. Il tasso di mortalità al giorno era del 19 per cento e superava anche quello registrato nel lager nazista di Buchenwald. Numerosissimi italiani, dopo il 1945, sono stati costretti ad abbandonare i territori, in cui vivevano da centinaia di anni, passati alla Jugoslavia sotto la dittatura socialista di Tito, per cercare rifugio in Italia e allo stesso modo numerosissimi italiani di lingua slovena e croata, a partire dagli anni venti, sono stati costretti dalle persecuzioni della dittatura fascista ad abbandonare i territori italiani, in cui vivevano da centinaia di anni, per cercare rifugio in Jugoslavia e nell’America latina.
Il computo delle vittime e delle angherie di una parte e dell’altra non serve però per una contrapposizione (miserabile esercizio) o per la ricerca di giustificazioni (d’altra parte si tratta della semplificazione schematica di vicende estremamente complesse), ma serve solo per sottolineare l’entità di un massacro che non possiamo dimenticare.
Gli anni successivi alla seconda guerra mondiale, gli anni della guerra fredda, fecero calare un quasi totale silenzio su tutte le vittime, si smise di cercare, processare come criminali di guerra i colpevoli degli eccidi che rimasero quindi impuniti (ricordiamo che l’Italia, a differenza di Germania e Giappone, suoi alleati, non ebbe il suo “processo di Norimberga”), mentre la memoria rimaneva all’interno delle famiglie degli uccisi, delle popolazioni giuliane e dei lavori degli storici.
Ma un paese che si vuole considerare democratico deve fare i conti col proprio passato, richiamare alla luce anche vicende rimosse perché vergognose per una nazione civile, altrimenti queste rimozioni alla fine daranno il loro frutto avvelenato.
E’ successo così che, negli anni novanta, la destra italiana si sia impadronita della memoria delle foibe in modo strumentale e privo di qualsiasi riflessione storica che aiutasse a contestualizzare gli avvenimenti, arrivando anzi anche a quello che si può considerare un vero e proprio uso pubblico della storia.
E questo è potuto accadere in un paese privo di memoria, con una sinistra pavida che non è stata in grado, o non ha voluto portare avanti una approfondita e completa analisi del massacro delle foibe e della tentata pulizia etnica da parte dei fascisti nei confronti dei croati e degli sloveni sia italiani che jugoslavi.
E ora il 10 febbraio (“Giorno del ricordo” delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata istituito per legge il 30 marzo 2004) la destra italiana e quei movimenti che si riconoscono eredi del fascismo manifestano in tutta Italia diffondendo una loro “verità storica” riveduta e parziale , prevalentemente in chiave anticomunista e antislava.
Commemorare la giornata delle foibe ha dunque un senso solo se essa diventa per tutti noi l’occasione per rivedere in tutti i suoi aspetti il nostro passato, per poterci riappropriare della nostra memoria, memoria intera e non parziale, di ciò che noi italiani, di lingua italiana, slovena o croata abbiamo sofferto e di ciò che, con la dittatura fascista, abbiamo fatto soffrire anche fuori dai nostri confini.
Per quanto riguarda la dignità del paese, crediamo che l’unica cosa da fare sia smettere quella convinzione nazionale che gli italiani siano sempre stati “brava gente”, che dovunque sono andati hanno portato la civiltà, anche quando bruciavano i villaggi della Croazia, o impiccavano i ribelli libici. Gli italiani debbono rendersi conto che la repubblica italiana non ha mai fatto veramente i conti con le responsabilità del fascismo. Dietro al discorso delle foibe c’è proprio l’interesse di continuare a nascondere queste responsabilità. Infatti la proposta italiana di incontro trilaterale fra i presidenti di Italia, Slovenia, Croazia, sui luoghi della memoria, inserendo la Risiera di San Sabba, il campo di concentramento di Gonars (o quello di Arbe) e la foiba di Basovizza, non è altro che un tentativo di gettare fumo negli occhi, di far dimenticare i crimini di guerra italiani in quei territori equiparando la foiba di Basovizza alla Risiera, unico campo di concentramento nazista con forno crematorio, in cui morirono oltre 3000 persone, soprattutto partigiani italiani, sloveni e croati, o ai campi di concentramento in cui morirono almeno settemila sloveni, croati, serbi, montenegrini.
Il presidente della Repubblica dovrebbe andare di propria iniziativa ad Arbe in Croazia, o a Gonars a rendere omaggio alle vittime del fascismo, e a chiedere scusa agli ex jugoslavi. Questo dovrebbe essere la prima cosa da fare. Poi dovrebbe far pubblicare i risultati della commissione storica italo-slovena, che il governo italiano si era impegnato a pubblicare ma non ha mai fatto. Poi il governo, potrebbe obbligare la RAI a trasmettere in prima serata il documentario “Fascist legacy / L’eredità fascista”, sui crimini di guerra italiani in Etiopia, Libia e Jugoslavia. Questo documentario della BBC fu acquistato nell’89 dalla RAI, ma mai trasmesso.
ANPI (Associazione Partigiani) Sez. di Volterra
Una risposta a “FOIBE : RICORDARE, MA RICORDARE TUTTO”
con questo ragionamento e’giustificabile gettare nele foibe la maggioranza degli italiani, poiché se memoria non inganna, i fascisti erano una ben solida e grande maggioranza, quindi corresponsabile! Senza parlare dei tedeschi! credo che le colpe dei titani siano molto gravi ed ignobili e non sono giustificate dai comportamenti ignobili dei fascisti! dimenticare e non dare solidarieta’ agli italiani di Istria, che sono stati estirpati dalla loro terra e’stato altretanto ignobile. In quel periodo molti fascisti sono diventati feroci antifascisti e si sono lavati cosi’ la coscienza! Credo che i titani volessero occupare non solo quello che il fascismo aveva preso ma anche Trieste , gorizia(che e’stata divisa in due fino all’altro ieri) ,la venezia Giulia, cosa non permessa dagli alleati , se non erro.e non per vendicare qualcosa.!purtroppo la seconda guerra mondiale e’ piena di eccidi inutili, malvaggi e non giustificabili computi da tutti i partecipanti! certo pensare ai propri errori, ai propri atti ignobili , riconoscerli e chiedere perdono e’salvifico,ma questo non puo’giustificare, dimenticare, cancellare dalla memoria quanto sofferto ed inflitto a dei nostri connazionali donne, vecchi e bambini ..E mi dispiace destra o sinistra in tutto questo non c’entra nulla, là differenza e’fra essere umani con senso di giustizia, di civilta’ o semplicemente e furiosamente malvaggi .nella mia famiglia ci sono stati partigiani, fascisti e vittime dei nazi tedeschi. La memoria serve all’umanita’non per rivendicare ma per riconoscere le vittime e dar loro onore.certo si dovrebbe andare in tutti i paesi dove abbiamo portato la guerra per onorare le vittime e chiedere perdono, ma , in questo caso, anche gli ex jugoslavia venire con noi dove ci sono vittime italiane e fare altrettanto.comunque noi non possiamo non ricordare le vittime italiane uccise così ignobili ente.