Ho avuto notizia di una partecipata assemblea della popolazione di Villamagna convocata per organizzare la protesta contro il nuovo progetto di discarica. Dopo molti anni si rinnova questa minaccia e sembra che il tempo sia passato invano senza aver trovato soluzione agli stessi problemi.
Sulla discarica di Riotorto il 20 novembre 1997 intervieniva la Comunità montana con una lettera del presidente indirizzata all’assessore regionale all’ambiente, Claudio Del Lungo. Il presidente scriveva che la popolazione di Villamagna e quella dell’intera Valdicecina erano fortemente preoccupate per la determinazione con la quale si continuava a insistere, da parte dell’assessorato all’ambiente della Provincia di Firenze, sulle scelte compiute nel 1994. Vale a dire sulla individuazione del sito come idoneo per la localizzazione di una discarica, nonostante le novità introdotte dal decreto Ronchi.
«Tale decreto – scriveva il presidente Gherardini – prevede tra l’altro che lo smaltimento dei rifiuti (rifiuti inerti, rifiuti individuati da specifiche norme tecniche e rifiuti che residuano dalle operazioni di riciclaggio, di recupero e di smaltimento, non più rifiuti tali e quali), avvenga in impianti appropriati, i più vicini ai baricentri rispetto ai luoghi di produzione, al fine di ridurre i disagi e i costi dovuti alla movimentazione dei rifiuti medesini. L’area di Riotorto è davvero marginale, soprattutto se si considera che i rifiuti, oltre che da sedici comuni della Valdelsa, dovrebbero provenire dalle province di Prato e Pistoia per essere collocati a poche centinaia di metri dal comune di Volterra».
«La zona – si legge ancora nel documento – è ricca di acque sorgive ed è reale il rischio di contaminazione di falde e corsi d’acqua, senza contare che a valle del sito ipotizzato passa la condotta idrica del Comune. Il danno sarebbe ingente anche dal punto di vista turistico poiché la zona è stata da tempo individuata proprio come adatta allo sviluppo di attività turistico-ricettive: si ascolti in proposito la Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici».
«A nome della Comunità montana, che ha espresso un giudizio negativo unanime – continuava Gherardini rivolto a Del Lungo – le chiedo un intervento personale, affinché anche le Province di Firenze, Prato e Pistoia rivedano le proprie anacronistiche posizioni e i propri piani, anche alla luce delle nuove normative».
Gli argomenti sono gli stessi di allora, ma sarà di nuovo necessario far sentire la protesta popolare, perchè, se rinunciassimo a difendere la qualità del nostro territorio, rinunceremmo a difendere le basi della vita economica e sociale della nostra comunità.