Intervento in Consiglio dell’ass. Furlanis su scuola e cultura


Verbale del Consiglio Comunale di Volterra Seduta del 30 ottobre 2009

SCUOLA

ASSESSORE FURLANIS

In realtà speravo di parlare su questo ordine del giorno magari dopo le linee programmatiche, anche per capire forse il contenuto del mio intervento, cercherò ugualmente di fare un anticipo rispetto a alcune cose che avrei voluto dire in relazione al problema che è stato posto da questi due interventi, che vanno a toccare uno degli aspetti che in questo momento forse è cardine, però sui quali io vi vorrei invitare a una riflessione che è quella di ragionare su delle soluzioni che siano effettivamente soluzioni.

Dico questo perché io oltre ad essere l’Assessore alla Cultura e all’Istruzione sono il Presidente della conferenza educativa zonale e proprio l’obbiettivo che mi sono posto nell’incontro della conferenza è stato quello di trovare un punto di convergenza al quale tutti i membri della conferenza potevano convergere. Esiste indubbiamente questo problema e quindi devo dire che l’ordine anche del giorno che ha presentato il capogruppo del Popolo di Volterra in realtà contiene una palese contraddizione per così come è stato politicamente posto, in qualche modo parte da sostenere un impegno politico da parte del governo nei confronti dei precari, ma poi di fatto ne è l’espressione dell’inefficacia quando bisogna andare a chiedere il sostegno economico agli enti locali. Qui vorrei fare intanto una prima premessa, io ritengo che e questo l’ ho detto anche in conferenza, non si possa continuare a accettare la logica che scelte di governo ricadono sugli enti locali guardate che noi stiamo in questo momento e voi sapete bene quale è la situazione economica che abbiamo nel nostro Comune, in questo momento siamo costretti di fatto a dovere intervenire su decisioni che non abbiamo assunto noi! Ve ne posso fare solo alcuni tanto per fare alcuni esempi, abbiamo un forte aumento dei costi della mensa per le scuole, non perché sono aumentati i bambini, sono diminuiti, ma perché è stato fatto un contratto nazionale che ha stabilito che il personale aveva diritto alla mensa gratuita che lo stato però non avrebbe fatto cadere questi costi sul Comune, ma se ne sarebbe fatto carico in prima persona, peccato che poi abbia stabilito che il costo per una persona adulta per mangiare un pasto sia non superiore a 3 euro e quindi tutto il resto ce lo mette il Comune. Oppure tanto per fare un altro esempio, problemi della disabilità, voi sapete che quei pochi soldi che noi avevamo, certo erano pochi soldi ma ho dovuto dare delle priorità, a mio avviso il fatto che si debba garantire ai bambini disabili di potersi iscrivere è una necessità, allora anche in questo caso è stato il frutto di una scelta che è stata una scelta venuta avanti negli anni, prima con la decisione di diminuire i docenti di sostegno, poi anche l’ultima che ha inciso profondamente, tra l’altro interessante è il nostro Paese ha fatto una grande discussione se sotto l’aspetto didattico pedagogico era utile un insegnante o tre insegnanti. Il problema per noi non era tre insegnanti a un insegnante, forse non si teneva presente il fatto che esisteva un problema oggi nella scuola che era che la compresenza permetteva di affrontare delle problematiche legate alla disabilità o alla difficoltà dell’apprendimento e così via che di fatto, che di fatto permetteva di far fronte a un problema, oggi non è stato possibile, a questo punto il Comune è stato costretto a intervenire con propri stanziamenti per far fronte a questo tipo di problema. Il capogruppo diceva cosa c’entra! C’entra nel fatto che siamo di fronte a una situazione in cui scelte di tipo politico a livello nazionale di fatto vanno poi sotto l’aspetto di chi deve farsi l’onere di far fronte alle problematiche, rispetto al discorso degli Enti Locali. Ora gli Enti Locali non possono in questa fase andare a assumersi tutte le responsabilità di scelte che di fatto non hanno fatto e che per alcuni aspetti non le competerebbero nemmeno. Allora detto questo, io ritengo che la problematica legata al precariato esiste, ma anche qui bisogna affrontarla nella sua complessità ma anche in una logica di reale intervento. Allora intanto esiste un organo a questo punto che è importante e efficace ché la conferenza zonale, perché è importante perché io non voglio qui riconoscere l’importanza che ha il Consiglio Comunale che è ovviamente significativa, però è chiaro che in un’operazione di questo genere bisogna avere la capacità di avere delle sinergie con il territorio, che mette in rete gli enti locali perché solo in quel modo si riesce a avere una forza politica di pressione e di risoluzione anche di alcuni problemi. Come ci siamo mossi nella conferenza zonale perché come dicevo prima l’obbiettivo era di non dividerci su degli schieramenti, ma andare a individuare quelli che sono i nodi ma soprattutto che siano funzionali alla nostra politica locale. Intanto abbiamo fatto un incontro con le istituzioni e con i dirigenti, prima di arrivare alla programmazione della rete per capire qua li sono i problemi reali, esiste sicuramente un problema del precariato ma esiste un problema che è ancora più grave ad esempio che è tutta la problematica  dei lavoratori, collaboratori quindi non docenti, al punto tale che come hanno messo in evidenza alcuni dirigenti, c’è addirittura il rischio che ormai non è quasi più un rischio ma sarà sicuramente così se non si interverrà ad esempio che non si riuscirà a garantire per il prossimo anno il tempo prolungato, ma addirittura una dirigente ha fatto presente che esistono problemi per aprire i plessi! Quello è un problema centrale e come abbiamo deciso. Abbiamo allora deciso come conferenza scolastica di muoversi, non abbiamo pensato che era così necessario portare alla attenzione del Consiglio Comunale, perché io davo per scontato che il Consiglio Comunale sia impegnato per garantire che le scuole rimangano il più possibile aperte, che questo servizio sia di qualità, allora abbiamo deciso di arrivare a tentare di costituire 4 tavoli tecnici regionali che sostanzialmente sono uno sulla problematica legata alla scuola secondaria, perché non c’è solo il problema a questo punto legato al precariato nella scuola secondaria, ma c’è tutto il problema della riconversione degli organici perché si passa da una modalità costituta sui sistemi cattedra, a una modalità sui settori disciplinari, quindi c’è da ricapire come andare a riconfigurare questo personale, ma c’è anche da capire come si va a riconfigurare questo personale rispetto a quelli che saranno i nuovi orientamenti didattici e culturali che queste scuole riusciranno a ricostruirsi. Dal punto di vista del trasferimento, dal punto di vista tipologico i casi di Volterra per molti aspetti è meno grave di altre realtà, perché non ci sono istituzioni fortemente concorrenziali tra di loro che una può fare sparire l’altra. Il problema di Volterra come sapete è un altro, è quello legato ai numeri, i numeri sono estremamente esigui e la posizione che è stata comunque presa all’interno della conferenza è stata quella di andare ugualmente ad un tipo di trattazione che potesse garantire il mantenimento in essere delle istituzioni che sono presenti. Però per fare questo, detto queste e detto come annunciato sarebbe anche troppo semplice, il problema è come farlo! Tra l’altro io vorrei fare presente una cosa, io mi ricordo alle prime riunioni ho assistito subito alle grosse discussioni del dibattito sul Liceo Classico, attenzione che la scelta lo scorso anno non della soppressione del Liceo Classico, forse non era quella, ma che ci fossero state solo 4 prime su tutta Volterra era una decisione presa nel mese di settembre dell’anno precedente, se voi andate a prendere anche il progetto di programmazione della rete scolastica parlava già di solo 4 prime secondarie superiori, quindi è una decisione che era già stata presa, maturata negli istituti, tanto è vero che è stata anche sostenuta spesso anche contro la stessa amministrazione. Può essere, non voglio dire che era ragione o no, faceva parte di una logica di razionalizzazione diversa, in questo momento la rete scolastica preferisce andare a un tavolo di trattativa tentando di fare un’operazione, è molto difficile pensare che si possa tornare indietro rispetto ad alcune scelte politiche fatte, perché penso nessuno di no i è sprovveduto, però alcune battaglie si possono fare di diverso genere, una battaglia che noi abbiamo già avviato è stata anche una delle prime lettere che abbiamo mandato al Ministro è stata quella di tentare di andare a forzare nella determinazione del numero del rapporto tra scuola e studenti, la possibilità di assegnare alle direzioni regionali scolastiche una soglia di flessibilità. Tra l’altro su questa cosa abbiamo trovato un accordo anche con il direttore generale Angotti che mi sembra che è una cosa sensata che diventa… Questo è difendere anche il precariato, cioè quello di garantire i posti di lavoro perché se noi pensiamo di andare a garantire il precariato ma togliamo i posti di lavoro non garantiamo niente, possiamo pensare di andare solo a sostenere la mancanza del precariato con interventi economici aggiuntivi. Allora andiamo a fare una politica rispetto al territorio considerando che il territorio ha anche carattere disomogeneo, Volterra ne è un esempio tanto è vero che un altro tavolo tecnico che abbiamo posto è quello legato alle politiche dei servizi e delle infrastrutture per tenere attive le istituzioni di Volterra, visto che qui era stato richiamato il Liceo Classico e l’istituto d’Arte bisogna che ci sia una rete di supporto reale, a questo punto abbiamo chiesto alla Provincia di muoversi in questo senso. Un ultimo tavolo tecnico che vorrei porre, sul quale io tengo in modo particolare è legato alle problematiche che stanno emergendo all’interno delle nostre istituzioni, che a mio avviso in questo momento creeranno una delle problematiche principali che sono legate proprie alla difficoltà che si è venuta a determinare nella gestione della attività didattica ordinaria, proprio rispetto a alcuni problemi che sono legati alla disabilità, all’intercultura, tutti problemi che in questo momento se non vengono affrontati all’interno di un quadro organico condiviso, stanno portando a una deriva a mio avviso abbastanza pericolosa che è quella delle classi differenziate. Questo sarebbe un grave pericolo, sarebbe un salto indietro a livello veramente del medio evo. Per tornare al nostro specifico allora, io ritengo che l’aspetto del precariato, io ritengo che anche rispetto alle mozioni poste… Il tavolo tecnico è legato a aprire una vertenza su tutte le problematiche che sono legate al disagio sociale, alla disabilità, all’intercultura, in modo che anche i PIA siano riconvertiti, anche perché tutti questi fondi che abbiamo nella scuola, dobbiamo costruire un sistema di priorità perché noi siamo di fronte a un problema difficile per la scuola e quindi anche i soldi vanno dati con più criterio, però arrivare al discorso io ritengo che in qualche modo le scelte che ha già fatto l’amministrazione vanno anche al dì là rispetto ai due documenti posti, perché abbiamo già avviato all’interno della conferenza scolastica zonale una attività che tra l’altro è stata sostenuta da tutti, non c’è stato uno degli Assessori che è stato contrario e devo dire abbiamo trovato anche da parte della Provincia un’attenzione, speriamo che ci sia la volontà concreta di andare a confrontarsi su questi temi, ma è anche importante perché se io voglio andare a definire, mi viene in mente ora il discorso dell’istituto *. Io non lo so, voi sapete che io sono un grande sostenitore dell’artigianato locale, ma io non so a dire che bisogna sostenere non so l’alabastro sia un fattore positivo o no, vorrei andarmi a misurare con i dati concreti cioè capire veramente quali sono i problemi della scuola, capire quali sono le * del territorio se no faccio delle enunciazioni che vertono solo sulle mie considerazioni generali. Andare a un tavolo serio su questi aspetti è importante perché mi permette di pilotare una convezione che sia funzionale al territorio, alle sue politiche economiche. Quindi da questo punto di vista mi sembra che l’operazione che è stata avviata che è una operazione più sinergica con gli enti locali a livello provinciale e regionale, ma soprattutto e io ritengo veramente e invito il Consiglio Comunale a lavorare sempre con questa logica, evitiamo degli enunciati generali, confrontiamoci con il territorio ma lavoriamo in sinergia con il territorio, perché è l’unico modo che le nostre scelte possano poi avere una reale applicazione

Verbale del Consiglio Comunale di Volterra Seduta del 30 ottobre 2009

CULTURA

ASSESSORE FURLANIS

Grazie, io siccome sono una persona piuttosto negligenze scrivo sempre molto velocemente in treno e sicuramente ho fatto fatica a farmi capire e vorrei partire da una considerazione generale. Io penso che l’edificio legato al conservatorio di San Pietro rappresenta una risorsa per Volterra, lo sarà senza altro e per questo non si può non considerare nell’orizzonte degli interventi da fare. Il problema che mi sono posto è però di un altro genere, quando sono ve nuto a Volterra proprio una delle motivazioni che mi stimolavano molto è proprio questa idea di ripensare al Conservatorio di San Pietro in funzione allora museo Guarnacci, però dato che c’è una cosa che io dico un po’ sempre di me stesso, se c’è una cosa che so fare bene è il falegname più che fare il professore universitario perché sono abituato alla concretezza delle cose. Allora di fronte al problema del museo Guarnacci la prima cosa che ho fatto è stato quello di andare a vedere quale era la storia passata, il museo Guarnacci ci sono più progetti che si sono succeduti, nei quali però nessuno ha dato il minimo risultato, nel frattempo il museo Guarnacci ha avuto anche poca manutenzione ordinaria. Così siamo arrivati all’ultimo dei progetti a che è quello del conservatorio San Pietro, vi inviterei a andare a vedere la storia, stiamo parlando di un progetto partito 8 anni fa, in 8 anni non si è arrivati nemmeno al progetto di fattibilità ma ad una relazione di fattibilità al punto tale che è vero che è iscritto al Pulle ma è iscritto al Puzle 2.8 cioè progetti non finanziabili. Io capisco che ho usato forse parole pesanti per parlare di Volterra ma voi ci siete stati ultimale al Guarnacci, cioè noi possiamo pensare che possiamo mantenerlo ancora così 20 anni? Non penso, allora è chiaro che bisogna pensare a un intervento rispetto al museo che possa pensare a una progettazione per lotti di avanzamento che parta intanto dal salvare il salvabile, per cui siamo a livello di condizione di salvare il salvabile, io vi invito di andare a vedere il museo, io ogni volta che vado avrò usato parole pesanti ma ogni volta che vado, vi garantisco che da quando sono Assessore sono andato 4 volte e ogni volta sto male, con il * che tira su i tasselli per terra con sopra la plastica nera, le cose nascoste, stiamo parlando della più importante raccolta etrusca d’Italia in questo stato? E voi vi spaventate per le parole che utilizzo??? No, allora da questo punto di vista ho detto bisogna pensare un intervento che possa non dico oggi, forse nemmeno domani ma almeno dopo domani, allora da questo punto io tra l’altro vi dirò la verità, non è neanche qui modificare un progetto con l’altro, qui esiste a un certo punto di riuscire a mettere in piedi un tavolo di confronto serio sul fatto che questo museo non può più così rimanere, tanto è vero che il problema che ho posto alla Regione non è stato dire, facciamo un progetto invece di un altro, è chiaro che noi abbiamo fatto la scelta di mettere sul tavolo un progetto per il tentativo di mantenere aperta la scheda dei Pulle, l’operazione che ho fatto alla Regione è un’altra cosa, perché parliamoci chiaramente, voi lo sapete o quali sono le risorse dei Comuni, non ce la faremo a fare né l’ipotesi del conservatorio San Pietro, né probabilmente nessun altro progetto con le risorse che abbiamo. Allora io ho posto alla Regione un altro problema, siamo disposti a fare una operazione di concertazione per affrontare il problema di una legge quadro sul museo Guarnacci, perché se non riusciamo a avere un appoggio e arrivare a un incontro tra l’ente comunale e la Regione e con avere  un appoggio da parte del Ministero della Cultura per il Museo Guarnacci avremo difficoltà e forse dovremo trascinarcelo ancora per qualche anno. Io penso che per Volterra questa cosa non può essere e Volterra non se la merita perché il museo Guarnacci dopo tutto e un biglietto da visita, questa città ha due biglietti da visita principali, il museo Guarnacci e la sua piazza, così come la piazza non può essere un parcheggio che lo è, così il museo Guarnacci non può essere quella situazione che da l’impressione del deterioramento, guardate che voi vi siete spaventati dalle mie parole ma il Sindaco lo sa che ci sono persone ultimamente in questi ultimi due o tre mesi venuti a visitare Volterra e ci hanno chiesto indietro i soldi della visita al museo, della visita al teatro romano, ma in senso provocatorio e allora noi se vogliamo porre il fatto e candidarci a essere patrimonio dell’umanità, per prima cosa dobbiamo essere noi guardiani della cultura della nostra città. Forse si possono fare anche cose minime, il primo incontro che ho fatto con la sovrintendenza la prima cosa che ho chiesto insieme alla Regione ho detto mettiamoci intorno a un tavolo perché anche questa logica dei veti incrociati e poco utile per noi e per la sovrintendenza, mettiamoci a un tavolo e vediamo cosa si può fare perché alcune cose si possono fare veramente velocemente. Quando ho chiesto alla sovrintendenza, scusate ma il teatro Romano almeno questi 4 ondulox di lamiera non si possono togliere? Non è mica un problema, pero sono lì penso da 20 anni che sono lì, 25 non lo so!… hanno detto va bene fatemi un progetto, spesso sono cose minime ma forse bisogna cominciare a entrare nella logica che le cose si possono fare. Allora da questo punto di vista ecco perché può apparire una contraddizione, io penso che inevitabilmente nell’orizzonte il conservatorio di San Pietro rappresenta una risorsa importante e tra l’altro una risorsa su cui bisogna investire, non si può mica farla crollare e bisogna tenerla in un orizzonte di intervento, dall’altra attenzione non possiamo aspettare che noi andiamo a fare quello per * * perché come sapete le risorse sono quelle che sono e noi dobbiamo fare una scelta di priorità e la scelta di priorità è quella di prevedere un intervento che ci possa permettere di intervenire su una condizione che oggi non può essere ancora una volta portata avanti. E questo quindi è quello che riguarda il discorso del museo ma io penso che il discorso del museo debba inserirsi all’interno come si diceva prima di una politica generale musale, dell’offerta di Volterra ma anche nell’offerta di Volterra e nel suo territorio perché? Perché l’aspetto del museo e della cultura per Volterra rappresenta una risorsa culturale e anche una risorsa economica quindi da questo punto di vista penso e spero che degli interventi si possano fare, ritengo che io sono convinto che il Comune da solo non ce la può fare però devo anche riconoscere che in tutti gli incontri che ho fatto con la Regione ho trovato una grande disponibilità a sostenere il Pag. 76 Verbale del Consiglio Comunale di Volterra Seduta del 30 ottobre 2009 Comune sotto questo aspetto quindi sono fiducioso, spero che queste siano state delle prese di posizione di incontri e non siamo entrati concretamente a un accordo ma conoscendo le persone confido che si tradurranno in azioni concrete, però questo diciamo che è l’obbiettivo principale. Tra il altro l’aspetto del museo e l’aspetto in generale della cultura io ritengo che vada anche considerato rispetto a quello che oggi è forse un ruolo diverso che il museo deve avere all’interno di Volterra, un museo che non deve essere pensavo solo per i turisti che torni anche per i volterrani, che torni anche per la formazione, anche per la scuola, che si possano costruire percorsi verticali formativi, che possa permettere a Volterra di diventare un centro di incontro internazionale sulla civiltà etrusca, cioè farlo diventare un elemento di rivitalizzazione e di interconnessione tra le possibilità che Volterra ha come elemento di incontro, dinamicità, cioè il museo perché i musei guardati che se sono solo per i turisti e non sono per la cittadinanza rischiano anche po’ di diventare come i Panda, che sono belle cose ma rimangono chiuse, no, deve essere un po’ riappropriato e riacquisito da parte della città come elemento importate. Chi sa cosa intendo io per Cultura, mi sembra di averlo giù detto in un incontro qui a Volterra per me la cultura non sono i musei, per me la cultura non sono le gallerie d’arte, per me la cultura è il tessuto sociale e culturale di una città, questa è la cultura. Ci sono dei bellissimi musei ma sono in una condizione culturalmente asfittica quei musei non servono a nulla. Io sono convinte che un museo acquista qualità quando è parte di una città che è cultura e la cultura è l’incontro sociale, la capacità di costruire interconnessioni e anche la capacità che ha un popolo e una città di produrre attraverso la sua identità, per quello io come chi mi ha sentito, sa che io pongo come una delle condizioni centrali della cultura la dimensione del lavoro… ………

… Al sistema della crisi nel nostro paese pensando ai grandi poli industriali, guardate che in questo modo noi chiudiamo l’economia del nostro paese. L’economia del nostro Paese non è fatta dalle grosse industrie o relativamente grosse del territorio, che in questo momento emergono per i numeri, emergono perché hanno forti rappresentanze sindacali, ma tutto il sistema delle micro imprese che costruiscono l’identità culturali del nostro territorio in questo momento sono abbandonate, sono abbandonate perché hanno bassa possibilità di accedere al credito, sono abbandonate perché proprio non emergono come sistema forte di impatto di crisi e in realtà stanno poco alla volta chiudendo. Pag. 77 Verbale del Consiglio Comunale di Volterra Seduta del 30 ottobre 2009 Queste rappresentano la nostra identità, io più di una volta ho detto che non esiste l’identità delle città italiane fuori dalla loro dimensione del lavoro e quando faccio l’esempio di Faenza per la ceramica qui si potrebbe fare l’esempio del mobile per la brianza e così via perché nella dimensione fondamentale. Tra l’altro vorrei fare notare che noi oggi a livello di paese stiamo sostenendo economicamente alcune aziende in crisi che sono aziende che hanno preso i fondi dallo stato per internaziona lizzarsi, si sono internazionalizzate perché andavano in alcuni Paesi che avevano il lavoro perché costava meno, hanno fatto fuori il loro indotto e noi oggi le stiamo sostenendo all’interno delle politiche di crisi! Comunque scusate, ho divagato il discorso della cultura, io comunque ritengo che portare la dimensione alla cultura all’interno di una città significa tornare a fare vivere la città. Questo è l’elemento fondamentale e quando io penso anche al discorso della formazione della scuola io lo intendo in questo modo. L’altro giorno passeggiando per Como mi si è avvicinato un ragazzo senegalese che mi ha dato un libro di storia africana l’ ho aperto e c’era una frase che mi ha colpito, era tradotto un po’ male ma sostanzialmente era una storia africana che diceva per fare un buon giovane ci vuole un buon villaggio. Io penso che il nostro paese si sta dimenticando di questa cosa, la nostra scuola è in crisi non perché è una scuola peggiore delle altre perché il nostro paese non sta valorizzando la sua scuola, non sta investendo sulla scuola, sulla ricerca, noi siamo un Paese che non crede nel proprio futuro, il nostro Paese ha avuto momenti di crisi molto peggiore di questi, pensate cosa è stato il dopo guerra ma era un paese che aveva la speranza della trasformazione. Oggi ci stiamo costruendo una speranza della trasformazione, stiamo costruendo un futuro ai nostri giovani? Da questo punto di vista anche affrontare il tema della scuola deve essere visto in questo senso, quando io dico oggi andare a affrontare il problema delle riforme, il problema delle riforme fa affrontato in questa logica, se io lo vado a scardinare da questa logica far capire il ruolo che la scuola ha come polmone vivo, come elemento di vitalità all’interno di un paese come faccio a rilanciarlo? Guardate che non sono slogan, anche il solito slogan che io per primo sostengo, istituto d’arte, scuola fondamentale etc., ma se la scuola non guarda il territorio e il territorio guarda la scuola come una scuola di serie b dove mandare quelli meno bravi, quelli che non fanno il liceo ma come faccio a rilanciare l’istituto d’arte? Pag. 78 Verbale del Consiglio Comunale di Volterra Seduta del 30 ottobre 2009 Devo capire che è una risorsa economica, deve costruire gli strumenti per costruire questa sinergia, se no dico degli slogan che sono vuoti. Allora affrontare il tema della formazione significa capire questi valori e su questi costruirci un progetto che forse anche un modo per lasciare meno sola quella che è la scuola e da questo punto di vista stesso discorso, noi vogliamo difendere, noi per primi ci siamo messi anche in conferenza zonale a difendere i diritti preesistenti, ma difendere i diritti preesistenti significa che devi fare una politica del territorio perché da soli non si difenderanno, chiuderanno signori guardate che se non c’è una politica sul territorio… Cioè se non diventano queste scuole elementi di attrazione… E come fanno a diventare elementi di attrazione? Prima la qualità, le scuole devono crescere, la qualità per crescere la qualità bisogna fare un investimento sulla scuola, l’altra sono i servizi e le infrastrutture se non esiste un piano serio legato alle infrastrutture è difficile che queste scuole possano decollare. Tra l’altro nella conferenza scolastica abbiamo trovato una disponibilità da parte della Provincia ad affrontare il tema delle infrastrutture, però abbiamo dovuto farglielo anche un po’ capire, perché in un primo momento ci hanno detto e ma i trasporti dipendono dagli enti locali, certo, ma non è mica possibile che ogni ente locale debba porsi il problema della sua tratta un po’ come è successo questa estate a, questo qua si, questo no perché abbiamo mezza tratta fatta e mezza no. Il problema della viabilità deve essere affrontato prima al interno di un progetto e di una concertazione generale di area, poi a mio avviso sono gli enti locali regionali e provinciali che devono chiamare anche gli enti locali a rispondere a un progetto organico, considerando che quando io ho da affrontare il problema delle infrastrutture o della viabilità per esempio del mondo della scuola in realtà costruisco un sistema di servizi. Si parlava dell’ospedale, l’ospedale di Volterra potrebbe avere una grande vitalità e ripresa se io avessi servizi di trasporto più efficaci perché se è un buon ospedale e se ha tempi di prenotazione più corti può darsi che le persone invece di andare in altri verrebbero a Volterra. Ho voluto allargarmi per una questione abbastanza importante, nel senso che l’approccio legato anche al museo io penso che debba essere visto all’interno di un intervento culturale che è fatto rispetto alla città, ma che pensa alla cultura come un sistema integrato di offerte e di servizi. Dico questo perché proprio come ho detto nell’intervento che ho * * la presentazione di Staccioli, in realtà cultura e istruzione purtroppo in tutti i programmi nazionali ma anche nel nostro programma comunale arrivano sempre all’ultimo posto. Non c’è niente da fare, fa proprio parte di una cultura del nostre paese, noi abbiamo avuto un nostro primo Ministro che ha detto le poesie sono finite, passiamo alle cose concrete ma guardate che le poesie sono cose importanti è!! Pag. 79 Verbale del Consiglio Comunale di Volterra Seduta del 30 ottobre 2009 Allora da questo punto di vista riuscire a affrontare il tema della cultura, cioè capire la cultura come risorsa è un elemento veramente significativo. Chi mi sente parlare sa che io cito spesso un padre domenicano che si chiama Fra Ibeto, e quando gli hanno chiesto a un padre, ma cosa e la cosa più importante che ha l’uomo, lui ha detto la cultura, e ha detto me lo sono voluto scrivere, la cultura è ciò che apre la nostra mente e arricchisce la nostra coscienza, la coscienza ci da la dimensione etica e quella dei valori, forse il nostro Paese ha bisogno di costruire una conoscenza etica e di valori considerando anche una cosa importante, qui si è parlato molto di come tenere i giovani, ci sono tanti modi per tenere i giovani, posso organizzare le varie notti bianche, posso metterci 4 fast food in piazza io vorrei che i giovani rimanessero sulla capacità di identificarsi con un luogo e anche delle attività associative che pero sono un elemento di crescita per loro e di costruzione di una dimensione futura che però sia dal punto di vista della costruzione dei valori forte, significante, pregnante, io penso che il nostro Paese abbia bisogno di queste cose. Il nostro paese forse ha bisogno magari di stare un po’ meno davanti alla televisione e un po’ più in piazza a parlare, ma parlare con l’idea che si possa costruire anche un futuro che nonostante il nostro paese non sta male rispetto a gran parte del mondo ma che in ogni caso può essere qualcosa di migliore. Grazie.


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