Fin dall’uscita del libro La Casta di Rizzo e Stella e dalla proposta di Legge dell’allora Ministro del Governo Prodi, Linda Lanzillotta, si sta dibattendo in Italia il tema della soppressione delle Comunità Montane, additate al pubblico disprezzo come Enti inutili, responsabili di spreco del pubblico denaro.
Diversa è stata invece la posizione della Regione Toscana, che ha sempre difeso le Comunità Montane della Regione, considerate utili, efficienti, e sopratutto importanti a rappresentare, con il concetto di montanità svincolato da criteri puramente altitudinali, territori per più motivi svantaggiati rispetto ad altri della stessa Regione, e nei confronti dei quali intervenire con l’attribuzione di maggiori risorse o benefici di altro genere.
La Regione, con una legge del 2009 si è quindi limitata a ridurre il numero delle Comunità Montane riducendo al contempo i costi politici della loro gestione, ancorché purtroppo la rappresentanza .
Da un anno, il dilemma “Comunità Montana sì, Comunità Montana no” si è presentato anche in Val di Cecina grazie da una parte al meccanismo elettorale vigente che non ha consentito il formarsi di una maggioranza politica precostituita ( dei 15 consiglieri 7 fanno riferimento al PD, 7 alle Liste Civiche, 1 , il sottoscritto, a Rifondazione Comunista, mentre la Giunta è formata dai cinque Sindaci, due dei quali del PD e tre delle Liste Civiche), dall’altra dall’esplosione del problema del tributo di bonifica, la colpa della cui esistenza è stata addossata proprio alla Comunità Montana.
Ad aggravare la situazione è intervenuta in ultimo la decisione del governo Berlusconi, di azzerare qualsiasi contributo statale alle Comunità Montane mettendole in condizioni di gravi difficoltà nel fare il bilancio 2010.
Fin dalle elezioni amministrative del 2009 la Comunità Montana Alta Val di Cecina sopravvive in una situazione di permanente incertezza: Carlo Giannoni fu eletto presidente per un accordo “istituzionale” fra i Sindaci della zona, basato sulla comune volontà di garantire la permanenza dell’Ente ed evitarne la liquidazione (con grave danno anche occupazionale).
I Sindaci di Castelnuovo V.C. , Pomarance e Volterra sembra che nel frattempo abbiano cambiato idea, la permanenza di questo Ente non viene più sentita come indispensabile.
Uno di loro pensa semplicemente e sbrigativamente di chiuderlo,un altro sarebbe anche disposto a sopportarlo purchè non si occupi di bonifica, al terzo andrebbe bene anche tutto purchè fosse a Volterra.
La mia posizione è diversa : ho provato a chiedermi a cosa serve oggi la Comunità Montana, e sono arrivato alla conclusione che serve. Cercherò di argomentare il perché.
1. La Comunità Montana è un livello istituzionale importante, più analogo ad una Provincia che ad un Comune, e consente di dare alla zona un livello di visibilità ed un potere contrattuale che altrimenti non avrebbe , data la scarsa popolazione dei singoli Comuni. Perderla vorrebbe dire avere meno capacità di incidere a livello regionale e statale sulle questioni strategiche della Val di Cecina: viabilità, ferrovia, acqua, depuratori, aree industriali, geotermia, sanità, cultura, servizi sociali, scuola. Ogni Comune finirebbe per fare da solo con scarsissimi risultati.
2. La Comunità Montana gestisce la delega regionale in materia di agricoltura, tramite la quale milioni di Euro arrivano ogni anno ai nostri coltivatori; inoltre la scelta della destinazione delle risorse viene fatta localmente dalle Istituzioni e dalle Organizzazioni professionali. Perderla vorrebbe dire il trasferimento del personale e delle risorse alla Provincia di Pisa , la quale deciderebbe per tutti, noi compresi; i nostri agricoltori non avrebbero più fondi loro riservati( circa 13 milioni di Euro fino al 2013), ma dovrebbero entrare in competizione con quelli di tutti i Comuni della Provincia.
3. La Comunità Montana gestisce quasi 10000 ettari di Foreste Demaniali della Regione ed impiega 20 operai forestali e tecnici specializzati e decide in merito alla destinazione delle ingenti risorse finanziarie che la Regione mette annualmente a disposizione. Perderla vorrebbe dire trasferire personale e soldi alla Provincia di Pisa, rinunciando a qualsiasi autonomia in materia.
4. La Comunità Montana svolge le funzioni di Consorzio di Bonifica non per sua volontà ma in forza di una legge Regionale del 1994 ancora in vigore e valida per tutte le Comunità Montane della Regione. Perderla non significa, come va sostenendo da tempo qualche imbroglione , che così si elimina “l’odioso balzello” ma semplicemente che la Regione dovrebbe costituire un nuovo Consorzio di Bonifica Val di Cecina, che non solo continuerebbe a mandare le cartelle di pagamento ma costerebbe anche molto di più ai cittadini, dovendosi dotare di una propria struttura amministrativa
5. La Comunità Montana potrebbe svolgere insieme ai Comuni importanti funzioni associate, con maggiore efficienza ed a costi ridotti a tutto vantaggio della gente. Perderla vorrebbe dire rinunciare a questa prospettiva e condannare i Comuni, soprattutto quelli più piccoli, a far da soli, a rischio di evidenti disservizi.
Vorrei infine che questa mia riflessione fosse di stimolo alle istituzioni, ai partiti, ai sindacati, alle forze sociali ed economiche, per fare altrettanto. Ognuno di loro si ponga la stessa domanda e provi a dare una risposta.
Se la risposta sarà “sì”, allora si ponga sollecitamente mano ad un accordo politico che dia all’Ente una guida stabile e programmi di lavoro certi fino al 2014.
Se la risposta sarà “no” allora si vada correttamente al Consiglio della Comunità Montana, si chiedano le dimissioni di Carlo Giannoni e si proceda allo scioglimento dell’Ente, assumendosene la responsabilità a viso aperto davanti alla cittadinanza.
Ugo Ricotti