Consiglio Comunale aperto – Enrico Rumori


POGGIO ALLE CROCI

L’O.P. di Volterra, sul finire degli anni ’20 stava entrando nel suo periodo di massima espansione, i motivi sono quelli mai abbastanza tristemente noti che causarono la crescita vertiginosa dell’ internamento manicomiale nei primi 40 anni del ‘900; non è questa l’occasione per affrontare l’argomento, ma un’analisi di alcuni aspetti di quel periodo non può essere trascurata nell’affrontare il tema di questa discussione.

Il Poggio alle Croci fu edificato proprio sul finire degli anni ’20,  fu scelto per edificarvi i padiglioni più imponenti di tutto il complesso manicomiale volterrano, lo Charcot ed il Ferri, nel periodo di massima crescita del manicomio che allora era senza dubbio, mi si passi la definizione, la più potente  azienda della città.

Tutto il complesso manicomiale volterrano venne edificato secondo le direttive dell’allora direttore Scabia, tra le quali centrale era l’importanza dell’architettura e della collocazione nel territorio dei padiglioni, la loro esposizione all’aria e alla luce.

Il Ferri, lo Charcot e tutta l’area del Poggio alle Croci  sono la massima espressione di questa ricerca architettonica e territoriale, sono il punto d’arrivo di un progetto maestoso, a tratti opulento, portato avanti con fin troppa decisione e senza grosse restrizioni economiche.

Il Poggio alle Croci è oggi parte dell’eredità del vecchio O.P., è la parte positiva, vorrei dire, di un’eredità complessa fatta soprattutto di sofferenza e solitudine ma che ci consegna, già urbanizzata, una zona geologicamente stabile, naturalisticamente bellissima, vicina al centro storico della città quel tanto che basta per non disturbarlo visivamente.

E’questa, oggi come allora, la zona ideale per costruire in armonia col territorio, nel pieno rispetto del dettato della legge regionale vigente in materia, è la zona di espansione edilizia ideale per Volterra, è qui che si dovrebbe prevedere lo sviluppo delle esigenze abitative della città.

E’ questa la vera alternativa all’affaccio a sud, intervento al contrario deturpante per il paesaggio, in contrasto con la fragilità geologica del territorio interessato prima ancora che con il dettato regionale in materia di tutela del territorio.

Il Poggio alle Croci è un tesoro, è un tesoro che oggi ci apprestiamo a svendere in blocco senza coglierne a fondo le potenzialità, così facendo faremo perdere alla nostra città un’occasione irripetibile con cui recuperare alla vita cittadina un’area che fa parte della propria storia.

Ma il Poggio alle Croci è anche un affare, un affare che vale otto milioni per le casse della ASL e centinaia di migliaia di euro (e qui magari metto la cifra precisa, se la sapete) di oneri di urbanizzazione, non dubitiamo che questi soldi vengano utilizzati opportunamente sul territorio, come è stato più volte affermato pubblicamente, e comunque vigileremo al riguardo.

Piuttosto ci suona strano che una vendita immobiliare da otto milioni di euro veda come acquirente  una società di servizi che ha un capitale sociale di soli 15.000 euro, che ha forma giuridica di società di capitale unipersonale e che ha sede nell’isola portoghese di Madeira, luogo dove vige un regime fiscale che definire agevolato è un eufemismo.

Questo regime fiscale agevolato a Madeira fu introdotte prima dell’entrata del Portogallo nell’UE e sopravvive dal 1986, anno di ingresso nell’UE, grazie ad una deroga alla legislazione comunitaria in materia di concorrenza fiscale lesiva del mercato unico, deroga concessa fino al 2011 ma tuttora oggetto di negoziazione da parte della Commissione Europea sulla Concorrenza Fiscale.

Le motivazioni per cui si permette alle società domiciliate a Madeira di arrivare a detrazioni fiscali sugli utili fino al 95% sono state individuate nella necessità di garantire un adeguato sviluppo economico ad una zona considerata ultraperiferica nel territorio dell’UE.

Se questa fosse la realtà potremmo allora essere contenti che la prossima trasformazione di Poggio alle Croci in villaggio turistico contribuisca allo sviluppo economico di una bellissima isola a largo delle coste dell’Africa Atlantica, ma la nostra preoccupazione è che invece anche la vendita di Poggio alle Croci rientri suo malgrado in quel circuito di attività puramente speculative che poco hanno a che vedere con l’economia reale, che dovrebbe invece guidare gli investimenti verso la creazione del più alto valore possibile di tipo economico appunto, cioè reale, umano, lavorativo e poi, in ultimo, anche finanziario.

Mi scuso se il mio intervento si è fatto inevitabilmente tecnico, del resto non ho dubbi che nella giunta alla quale mi rivolgo ci siano le competenze necessarie ad approfondire un’aspetto della questione che io ho soltanto portato alla luce e per l’analisi del quale non ho né la conoscenza nè i mezzi adeguati, per questo vi chiedo pubblicamente di fare luce sull’identità, la forma giuridica e l’oggetto societario della Exeter Commercio Internacional e Servicios LDA, acquirente prossimo del 30% della nostra città nell’interesse di tutti i cittadini, per poter sgombrare il campo da ipotesi francamente nebulose.


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