l’argomento era iscritto, su proposta della Sinistra per Volterra, all’ordine del giorno del Consiglio Comunale del 25 settembre perché nel precedente consiglio del 28 agosto non c’era stato il tempo di discuterne. Durante questo mese avevo ricevuto alcune proposte di emendamenti al mio testo sia dal gruppo della Lista Civica Uniti per Volterra sia dal gruppo di Volterra Città Aperta e ho potuto constatare che ci sarebbe stata la possibilità di approvare all’unanimità un documento che impegnava il Comune di Volterra ad appoggiare il ricorso del WWF contro gli atti della Regione Toscana che hanno dato le concessioni di estrazione del salgemma alla Solvay. Per questo ho modificato il mio testo iniziale accogliendo una parte degli emendamenti proposti e, nella conferenza dei capigruppo, abbiamo concordato che la discussione del Consiglio sarebbe partita dal nuovo testo. Arrivati in Consiglio quest’accordo non era più vero e la mia mediazione è fallita. Così io ho votato, da solo, il mio testo, la maggioranza ha votato un testo simile al mio emendato secondo il suo piacere, il gruppo Volterra Città Aperta ha votato contro.
L’emendamento proposto dalla lista civica ha modificato la parte finale del testo, togliendo il mandato al Sindaco di impegnare il Comune di Volterra, anche per via giudiziaria seguendo l’esempio del WWF, contro gli atti della Regione Toscana di rinnovo delle concessioni minerarie, inserendo invece un impegno generico di “ricercare adeguate forme di sostegno alle azioni intraprese dal WWF…”
Rimango del parere che un voto unanime del Consiglio avrebbe dato una forza straordinaria alle azioni che dovremo intraprendere nel futuro. Tuttavia, un documento che richiama la Solvay e le altre industrie della zona ad una responsabilità per i posti di lavoro e per la salvaguardia ambientale è stato approvato dal Consiglio Comunale. Si tratta ora di dare seguito all’impegno preso in Consiglio e sviluppare una grande vertenza per il lavoro e per l’ambiente.
Questo è il testo votato dal gruppo La Sinistra per Volterra
Nel 1996, dopo una riunione romana cui erano presenti il deputato Giovanni Brunale, il senatore Umberto Carpi, il sindaco Ivo Gabellieri, gli altri sindaci della zona, il presidente della Comunità Montana, il presidente della provincia di Pisa, un dirigente della Regione Toscana e in cui venne unanimemente dato il consenso all’operazione, l’amministrazione Monopoli di Stato e la Solvay sottoscrissero un accordo industriale in base al quale la multinazionale, già in possesso di proprie concessioni minerarie sufficienti per alimentare la propria produzione per altri 30 anni, diventava di fatto padrona anche delle concessioni della Salina di Stato a condizioni di massimo favore e col solo obbligo di garantire la fornitura di sale per i limitati bisogni dei Monopoli. Solo che la Solvay estrae a un ritmo di 20 volte superiore rispetto a quello della Salina e quindi consuma una quantità 20 volte maggiore dell’acqua necessaria per disciogliere i banchi di salgemma (oltre 6 milioni di mc./anno per i soli scopi estrattivi): un ritmo di estrazione e un consumo idrico che stanno impoverendo il territorio della Val di Cecina provocando gravi dissesti, mettendo a dura prova il fiume Cecina e creando difficoltà per gli approvvigionamenti idropotabili dei comuni dell’alta e della bassa Val di Cecina.
Di fronte a un forte movimento di protesta per questo regalo di importanti risorse senza significativi ritorni economici e occupazionali, il Comune di Volterra istituì una commissione che si pronunciò per la non sostenibilità dell’accordo.
Alcune necessità di approfondimento sul bilancio idrico del fiume, emerse in quella sede, ma soprattutto il desiderio di non ostacolare gli interessi della Solvay, indussero la Provincia a nominare un’altra commissione di esperti ben pagati (dalla Provincia stessa e dalla Solvay!), la quale, andando anche oltre il suo limitato mandato, diede un parere favorevole all’attuazione del contratto industriale.
Nel corso della procedura regionale di valutazione di impatto ambientale (VIA) del progetto di sfruttamento dei giacimenti, emerse che il problema idrico doveva ricevere una risposta e Solvay, invitata a trovare una soluzione, propose il progetto Idro-S, con cui intendeva invasare le acque di piena delle stagioni piovose in un bacino nei pressi di Cecina, per utilizzarle nei periodi di siccità sia a fini industriali che idropotabili.
Il Comune di Cecina e altri enti di quel territorio si espressero contro il progetto, sostenendo che l’acqua di piena sarebbe stata contaminata dalle pericolose sostanze presenti nel sedimento del fiume (mercurio ed altro), e quindi imbevibile. Ciò nonostante la Regione decretò il suo pronunciamento favorevole alla VIA, prescrivendo la realizzazione dell’invaso, purché l’uso fosse solo industriale, senza tenere conto dei danni che l’invasamento di acque inquinate avrebbe prodotto alle falde da cui dipende gran parte dell’approvvigionamento idropotabile della bassa Val di Cecina.
Il Tribunale Amministrativo Regionale della Toscana accolse invece un ricorso delle associazioni ambientaliste, prendendo atto che non era stata risolta la parte idropotabile del problema.
La Regione Toscana ha trovato, tuttavia, il modo di eludere la sentenza del TAR inventandosi, su proposta Solvay, una nuova prescrizione: l’impresa avrebbe dovuto contribuire a realizzare un invaso per uso idropotabile a Puretta, senza tenere di conto che non era stata fatta una VIA sulla realizzabilità di tale invaso e che comunque esso non avrebbe potuto risolvere i problemi idrici della bassa Val di Cecina ma tutt’al più alleviare quelli di Volterra e Pomarance.
Così con decreti dirigenziali n. 1755 e 1756 del 17 aprile 2009 la Regione Toscana ha rinnovato le concessioni minerarie denominate Cecina di 878 ettari e Poppiano di 618 ettari nei Comuni di Volterra e Pomarance in favore di Atisale SPA (naturalmente per conto di Solvay) per trenta anni a partire dal 13 luglio 2006.
In aggiunta, una recentissima delibera della Provincia sull’uso del demanio idrico ha evitato accuratamente di aggravare i costi alla Solvay, la quale sta pagando l’acqua che preleva dal fiume meno di mezzo centesimo al metro cubo.
Tutto ciò nonostante si sia dimostrato ridicolo l’argomento secondo cui bisognava accordarci con la Solvay per difendere l’occupazione in Salina: oggi l’Atisale, che già si era liberata della maggior parte dei propri dipendenti e che ha impianti obsoleti e fatiscenti, ha messo la metà dei suoi dipendenti in cassa integrazione straordinaria per 24 mesi (leggasi anticamera del licenziamento). La sua ricchezza stava sotto terra, nei giacimenti di sale, di cui oggi non ha più la disponibilità.
Quanto sopra premesso, il Consiglio Comunale di Volterra chiede che le amministrazioni competenti (Regione, Provincia, Arpat, Usl ecc.) esercitino i loro poteri e le loro funzioni di controllo con il dovuto scrupolo, che, fin qui, è stato assolutamente assente in questa vicenda.
Il Consiglio Comunale ritiene che sia fondamentale dal punto di vista politico che la Pubblica Amministrazione tratti con le imprese del nostro territorio e anche con la Solvay difendendo il carattere comune, e quindi pubblico, di beni quali il salgemma e l’acqua, impedendo la rapina delle risorse del sottosuolo e pretendendo da tutti coloro che le usano rispetto dell’ambiente, risarcimento dei danni provocati (subsidenze, inquinamento ecc.), ritorni occupazionali nonché benefici adeguati in rapporto alle risorse prelevate.
Considerato che Il WWF (World Wide Fund For Nature Onlus) in persona del suo presidente nazionale Stefano Leoni ha presentato di nuovo tre ricorsi al TAR per la Toscana contro gli atti con cui la Regione Toscana ha deciso il rinnovo delle concessioni e cioè contro le Deliberazioni della Giunta Regionale Toscana n. 926 del 10 novembre 2008 e n. 283 del 14 aprile 2009 e contro i decreti dirigenziali sopra citati, il Consiglio Comunale dà mandato al Sindaco di impegnare il Comune di Volterra, anche per via giudiziaria seguendo l’esempio del WWF, contro gli atti della Regione Toscana di rinnovo delle concessioni minerarie emanati senza il rispetto delle procedure di VIA e che non contengono effettive ed adeguate prescrizioni obbligatorie a carico della Solvay e di Atisale al fine della soluzione del problema idropotabile per tutta la popolazione che attualmente trae dal bacino del Cecina l’intera sua risorsa idrica.
Dà mandato, inoltre, al Sindaco di promuovere, presso le imprese interessate Solvay, Atisale e Altair, una trattativa relativamente alle opere effettivamente necessarie per la salvaguardia ambientale, per la vita del fiume Cecina e per le possibili ricadute occupazionali dello sfruttamento della risorsa salgemma.
25 settembre 2009
Danilo Cucini
La Sinistra per Volterra