La seduta del Consiglio Comunale aperto sulla scuola si è svolta con l’assenza di cinque consiglieri su tredici della Lista Civica. Durante la discussione io e Rosa dello Sbarba abbiamo proposto di votare un documento politico, ma il Sindaco e la lista civica hanno cercato di evitarlo perchè temevano di andare in minoranza, considerata la posizione di Bernardini e Guarneri. Abbiamo fatto le tre di notte e alla fine si è votato e il nostro documento ha preso la maggioranza dei voti. Il Sindaco ha messo in votazione anche un suo ordine del giorno depurato di ogni riferimento politico generale, incentrato solo sulla specificità di Volterra e del suo territorio. E’ stato approvato anche quello, con la mia astensione.
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ODG APPROVATO DAL CONSIGLIO COMUNALE APERTO SULLA SCUOLA DEL 20 DICEMBRE 2010
dal 2009 al 2011 secondo la legge 133/2008 lo Stato deve realizzare un taglio di 7, 832 mld e di circa 132.000 posti negli organici del personale della scuola: 87.400 insegnanti e 44.500 personale ATA (Assistenti Amministrativi, Tecnici e Collaboratori Scolastici) in meno.
Le cifre parlano da sole. Il taglio di 8 miliardi di euro in tre anni ha impoverito la scuola italiana di risorse, di cultura, di qualità pedagogica, ha provocato il più grande licenziamento di massa nella storia del Paese, ha reso difficile la gestione quotidiana del sistema. Gli effetti concreti sono: meno classi, più alunni per classe, meno insegnanti, meno tempo pieno, meno qualità didattica.
La formazione degli adulti di domani è minata alle fondamenta dalla controriforma strutturale del sistema scolastico, iniziata dalla scuola elementare, passata per le medie e le superiori e che ora sta arrivando all’niversità.
Il Governo della destra, mentre ha preso la decisione politica di ridurre la quota di investimento nel settore formativo e istruttivo pubblico, cerca di occultare la sua scelta, esaltando le virtù del riordino della scuola elementare con il maestro unico e del riordino della scuola superiore che diminuisce la frammentazione. Ma non è possibile tagliare ore di scuola e far credere che possa aumentare il sapere complessivo delle nuove generazioni.
Non ci sono i soldi, quindi bisogna tagliare. Ma se veramente il problema fosse la mancanza di soldi nell’immediato, basterebbe fare scelte politiche diverse da quelle operate sinora. Per esempio riducendo le spese militari oppure riducendo l’enorme, scandalosa evasione fiscale che sottrae oltre cento miliardi di euro l’anno alla finanza pubblica.
L’OCSE certifica che l’Italia, già nel 2007, era al 33° e ultimo posto nella spesa per l’istruzione, dopo molti Paesi meno ricchi e potenti di noi, con il suo 9,2% sul totale della spesa pubblica rispetto al 13% della media OCSE.
Quindi la questione economica è la foglia di fico. La riforma opera con i tagli, ma il suo cuore è politico. Nel senso che il governo delle destre vuole mettere la parola fine al sogno di una scuola e di una università di massa.
Per noi, invece, la scuola e l’università sono gli strumenti di diffusione del sapere oltre che di accesso alle professioni e ai ruoli di direzione sociale e politica del paese, strumenti, quindi, per il perseguimento dell’uguaglianza sociale e della democrazia politica, secondo la nostra Costituzione.
Lo smantellamento della scuola pubblica dà il senso pratico del <<declino>> di questo paese e materializza un’idea di <<società senza qualità>>, con una forza lavoro prevalentemente a bassa qualifica, per cui non è proprio necessaria un’istruzione medio superiore.
Contro questa prospettiva si stanno battendo, giustamente, il tutta l’Italia gli studenti ed i lavoratori della scuola.
Noi stiamo dalla loro parte, come dalla loro parte sta l’intero mondo del lavoro italiano. Le manifestazioni in piazza esprimono tutta la radicalità dello scontro politico presente nel paese. Il Governo deve garantire la gestione democratica dell’ordine pubblico. Le affermazioni e le proposte dell’on. Maroni e del Ministro Gasparri devono essere condannate per il loro carattere antidemocratico e incendiario, così come devono essere condannati i comportamenti violenti.
La nostra città partecipa attivamente a questa lotta generale del mondo della scuola e del lavoro, naturalmente senza abbandonare gli obbiettivi specifici della nostra realtà locale, che vediamo sempre più in pericolo nel contesto generale. Per esempio i provvedimenti governativi non danno garanzia di tutela attraverso i parametri specifici per le zone disagiate, con gravi conseguenze per il mantenimento della quantità e qualità delle nostre scuole.
IL CONSIGLIO COMUNALE DI VOLTERRA
chiede alla Provincia, alla Regione e al Governo
di mantenere ferma l’idea di Volterra come città di cultura e come centro di iniziative culturali. E al primo posto della cultura ci stanno le scuole, che insieme a tutte le altre presenze culturali, artistiche, produttive e di servizio devono essere difese e sviluppate.
Fanno parte di questo documento due allegati:
- Il manifesto dello sciopero convocato per il 20 gennaio 2011
- lo schema stralcio del bilancio 2010 consegnato durante la seduta dall’Assessora Tonelli.
APPROVATO DA: Città aperta-Rosa dello Sbarba, La Sinistra per Volterra, Fabio Bernardini e Sonia Guarneri
ASTENUTI: Buselli, Tonelli, Lonzi
CONTRARIA: Antonella Bassini