Nelle condizioni che alla Fiom, giustamente, sembrano inaccettabili per far riavere un posto di lavoro agli operai di Pomigliano d’Arco, i precari ci vivono da sempre. Non possono esercitare il diritto di sciopero, perché li frullano via in un secondo. Devono accettare vagonate di straordinari, non hanno pause, non hanno ferie, non possono ammalarsi.Non avranno una pensione decente con cui affrontare la vecchiaia. La Fiat è disposta a investire 700 milioni di euro per liberarsi di “lacci e lacciuoli”, come il capitalismo postmoderno ci ha abituato a chiamare la tutela di chi, sul mercato, ha da spendere soltanto la sua fatica, la sua competenza, il suo tempo. Non è una gran cifra per un risultato così funzionale alla crescita del profitto. In altri tempi toccava sparare sugli inermi, guastandosi il sonno, con il sangue degli altri. Oggi è tutto meno cruento: ci si nasconde dietro la crisi (europea, mondiale, cosmica), ci si giustifica sventolando lo spauracchio della Grecia (dove in effetti si è sparato), ci si fa scudo della globalizzazione (se l’operaio polacco costa meno è mica colpa nostra!). E ci si può permettere questo balletto perché c’è, ovunque, un contingente massiccio di precari pronti a prendere il posto degli operai che non ci stanno. L’obbiettivo è allargare il “parco schiavi”, fino a levarsi definitivamente di torno “la classe operaia”. Sarà una Paese sempre più povero, l’Italia. Povero e immobile. Ricchi saranno i peggiori, quelli con più pelo sullo stomaco, aggregati in comode cricche, a far soldi, nell’asfittico mercato dei loro appalti truccati, protetto dall’inesauribile lavorio politico di “legalizzazione” dell’illegalità. In questo scenario dickensiano (pre-rivoluzione industriale), vi scongiuro, compagni del centrosinistra, tornate a comportarvi da marxisti! Lo stato di cose presente va rovesciato!
Lidia Ravera
17 giugno 2010